Frainteso – III

Seaview


puntata precedente ]

Era una faticaccia ed ero sempre più incredulo, ma ci credete che tra bufale e vaffanculo, sputi e gesti dell’ombrello, non facevamo che crescere e conquistare? Avevamo luogotenenti e generali, sicari silenziosi e boia editoriali: era una religione, ecco perché funzionava. Abbiate fede in me e nella post-verità, cantate il salmo del vaffanculo e il regno sarà vostro, senza vaccini né scie chimiche, uomo sulla luna e migranti palle al vento in hotel cinque stelle. Fede fede fede, macché prove, fanculo i dati, noi facciamo i miracoli, noi siamo il miracolo! Martellate, demolite, andate e replicatevi.

Ecco, ci siamo capiti. Insomma, per farla breve, vi dico solo che a un certo punto andammo a governare, e quello… Bè, quello sì che fu un gran casino. Cioè dai, che cazzo ne sapevamo di come si governa un paese? Il filmino coi consiglieri comunali è fico, ma quando ti fai un selfie con la tedescona triste, allora forse sei andato troppo in là. E io c’ero dentro fino al collo: una sera mangiavo linguine alle cozze e tre anni dopo ero io il partito al governo. Ma che è, uno scherzo?

Fu così che misi su la cosa del rapimento, e per un po’ me la sciallai: scuse, pianti e accuse, servizi segreti all’indice, sputtanamenti colossali, sommosse, lacrimogeni… E io? Io mangiavo formaggio e olive vista mare, all’ombra dei pini e degli oleandri. Come dici, senso di colpa? E perché mai, suvvia, mica lo volevo tutto questo, voi lo volevate, non io: voi.

Poi mi trovarono. Quel ragazzino col suo cellulare… Avete presente, no, le foto dove sembro un incrocio tra un angioletto decrepito e un’otaria spiaggiata? Ecco: mi accusarono di truffa, procurato allarme, sovversione, eversione, evasione, simulazione e, credo, invasione di campo, fuorigioco e fallo laterale. La fede dei miei era incrollabile, ma ero io, a quel punto, che non ne potevo più, che volevo solo dirglielo che il gioco è bello finché dura poco, ma come facevo? Come, eh?

Solo che poi, quando m’hanno portato in tribunale con quel codazzo di giornalisti e i flash e le domande, alla fine gliel’ho detto. Alla fine il sacco l’ho vuotato: ragazzi, ho buttato lì esasperato, ma perché cazzo avete dato retta a un comico? Sapete cosa fanno i comici? Fanno ridere, ecco cosa fanno. Questo volevo io, farvi ridere! E invece, dopo quarant’anni d’esperienza nel settore, tutto d’un botto mi prendete sul serio. A me! Mavaffanculo ragazzi, ero solo un comico. Un comico, ok?!

THE END

Frainteso – II

V-Crowd


puntata precedente ]

Infervorato, esaltato da folle gonfie come soufflé, cosa pensi che abbia fatto se non gettar benzina sul fuoco? Nel giro di un anno avevo doppiato l’audience dei bei tempi in tivvù, e il bello è che non dovevo far niente di che: sparavo a zero su la qualunque, tiravo di mortaio, sganciavo atomiche d’insulti, shrapnel di corbellerie, e il pubblico BOOM!, si sgolava in preda all’estasi. Cosa dicevo di preciso? Eh, boh, banalità, amenità che nemmeno un abboriggeno all’altro capo del mondo, eppure…

Nei miei tour ne facevo seicento quando andava bene e poi di colpo, vacca boia, mille, tremila, diecimila da nord e sud, est e ovest, in teatri e palazzetti, parcheggi e piazze, mentre paonazzo sfidavo l’embolo predicando il vangelo del vaffanculo. E la gente? Ah, la gente mi a-do-ra-va, al punto che l’amico disse “ci penso io, mettiamo su un sito, facciamo una comunità”. Un sito una comunità? Non so che dici ma se credi…

Cosa stesse accadendo, però, non mi fu davvero chiaro finché i media non cominciarono a martellarmi; allora capii e fu lì che iniziai a guardarmi intorno spaesato, a evitare i giornalisti e, quando non riuscivo a dribblarli, a sputare scomuniche e anatemi. Ma dicono a me, questi? mi chiedevo. Fondare un partito? Io? Un partito?!
Con uno sbafo di pesto sul mento il mio amico annuì gravemente: “cazzo sì, come no! Solo che mi calo chiamiamo partito…”. Così pubblicò una specie di manifesto, s’inventò liste ed elezioni, e la sera ci sganasciavamo sui curricula degli aspiranti! Voglio dire, qualcuno anche anche, ma i più… E d’improvviso questi sciamannati erano candidati. No dico, can-di-da-ti!
Vagheggiai di mettermi in gioco a mia volta, ma mentre lo spino passava da me a lui, mi spiegò che era questione di cerchio e di botte, esserci senza esserci, straparlare per non dire, attaccare per non difendermi e difendermi attaccando: “ma duro, eh, che noi siamo incazzati, noi siamo onesti, siamo nuovi e siamo la verità e tutto il resto ciccia, tutto il resto è il potere che se la fa nelle braghe”.
Ma verità de che? sbottai un giorno a pranzo, stanco di cene, canne e grappini. Imperturbabile, lui ruttò: “una qualsiasi” fece poi, “ma nuova, tutta per loro. Sono i tuoi discepoli, in fondo, devi capirli se vogliono l’esclusiva”.

leggi la terza e ultima parte

Frainteso – I

Linguine2


Una svolta imprevista, nella vita, capita a tutti prima o poi. Poi ok, c’è chi decide di tirare diritto, a volte pure contro un bel muro, e chi, invece, quella svolta la prende e magari si sdraia nel fosso. Ok, che ti lamenti a fare, il futuro è futuro e mica ci firmi un’assicurazione, ma se capita a te, la svolta, allora che fai? Ohpporcavacca, eh?! E io, cos’ho fatto io? Oh bé, ciò che io ho fatto credo tu lo sappia, ma andiamo con calma…

Quando la svolta arrivò innanzitutto ero impreparato, adesso lo capisco, ma fu tutto così rapido che sul momento mi dissi fanculo, perché no?! Così decisi di seguirla, la svolta, di abbandonare i binari, mollare gli ormeggi, insomma dilla come vuoi ma io via che andai. Il fatto, vedi, è che il cambiamento fu rapido, così rapido che non avevo il tempo di fermarmi un attimo, rapido ed eccitante, lo ammetto, soprattutto all’inizio anche se, col senno di poi, porco boia che casino! Voglio dire, a chi non è mai capitato d’essere frainteso? Metà dei matrimoni si sfascia per questo e l’altra metà è per questo che funziona ma, matrimoni a parte, proprio così cominciò, con la leggerezza con cui si dà ascolto a certi amichevoli consigli…

Da anni facevo i miei show sempre identici, cinque o seicento persone a botta, e tanto mi bastava: avevo una casa tra i fiori, uno zoccolo duro di fan immarcescibili, e la mezza età mi era dolce. Poi, però, una sera alla trattoria “Il Ghiozzo”, l’amico se ne uscì così: “vuoi farne seimila anziché seicento? Parla come sapessi tutto, dagli verità e soluzioni”. Tutto cosa? domandai, soluzioni e verità non ne ho, ammisi, ma lui succhiò una cozza e sorrise con un fruscolo di prezzemolo a obliterargli l’incisivo: “è cubico,” fa, “la gente vogliono rivelazioni! Trattali da discepoli, falli profeti, e cazzo vedrai se non ti adoreranno”.
Minchia, ma davvero? Eccola, la svolta. Pronti ai posti, mi ci buttai: farcii lo spettacolo di morchia grattata in rete come unto dalla gratella, alzai di due ottave e una ventina di decibel la voce, puntai tutto sulle loro paure più meschine e SBAM!, d’improvviso, anziché ridere mi prendevano sul serio. Cioè dico, proprio sul serio.
Merda, feci io a quel punto. Merda!

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Una scelta di mezza stagione

Spring-highwayArrivai che era una specie di autunno. Arrivai puntuale dopo un’ora di autostrada in cui sfilai campi battuti dal vento e platani squassati dalla pioggia. Il mondo era lucido, grigio e in tumulto.
Arrivai e parcheggiai, poi aprii la porta e feci giusto tre passi prima di incrociare il sorriso della segretaria e incamerare il suo cenno eloquente: “vai di là, arrivano, buona fortuna”. Così andai di là, mi sedetti, e mi sforzai di restare calmo. Continua a leggere Una scelta di mezza stagione